domenica 28 giugno 2015




La mamma del Musone, venerdì  sera ci ha lasciato.
Gli ultimi due mesi, per Lei, sono stati di grande  a volte davvero atroce sofferenza e il cuore alla fine non ha retto. Ci ha salutato con tre respiri, molto distanziati l’uno dall’altro, e l’ultimo non è più tornato…
Io e Lei, per molti anni, abbiamo innalzato un muro  che ci teneva a dovuta distanza. Quando ci sorridevamo erano sorrisi  davvero forzati, mai un abbraccio, mai un bacio, solo tante frecciatine pungenti. 
Ricordo ancora come fosse adesso il nostro primo incontro. Spalancò i suoi meravigliosi occhi azzurri identici a quelli del figlio ed esclamò: Mio Dio, quanto sei bella!  L’idillio purtroppo si interruppe credo sul nascere, quando venne a sapere che ero “comunista”.  Lei, naturalmente era … e vabbè… chiamiamola con il termine esatto.. si… era “fascista”.
 Ebbene si. Se siamo state divise per molti anni e ci siamo lanciate frecciate pungenti a raffica  non riuscendo a trovare un punto d’incontro praticamente in nulla, la colpa è da addebitare per un buon 80% alla fede politica. Il mio essere "comunista" e il suo essere ""fascista" faceva si che ci sentissimo con presunzione,  sempre una migliore dell'altra.  Che sciocche siamo state!
Vabbè vabbè …  la cosa positiva è che comunque siamo riuscite a recuperare e  a cicatrizzare le ferite che ci siamo inflitte a vicenda.
La Vita offre sempre una seconda possibilità, basta coglierla. E noi l’abbiamo fatto.
Ci son voluti, ahimè, i problemi di salute del Musone. Si, il nostro avvicinamento è partito da lì. Lei, chiese di starmi accanto, voleva esserci  ogni volta fuori da quelle sale operatorie ad aspettare ore e ore e ore. E poi in rianimazione, entravamo insieme per farci forza l’una con l’altra, e poi le notti a vegliarlo i quelle stanze d’ospedale, anche lì, lo facevamo insieme io e Lei, una accanto all’altra. ...  Condividevamo la stessa angoscia, le stesse sensazioni, le stesse speranze... Capivo che aveva assolutamente bisogno di stare accanto al figlio, ma non voleva lasciare sola nemmeno me.  Imparammo  proprio così a volerci bene: attraverso il dolore e  l’Amore  che,  in modo diverso, provavamo per lo stesso Uomo.
In questi ultimi due mesi che Lei ha vissuto in un letto d’ospedale  le sono stata accanto ogni giorno. Dalle cinque e mezza alle nove di sera, finchè non si addormentava, io ero li, al suo fianco.
Mercoledì avevo capito che il suo percorso di sofferenza era giunto al termine. Mentre la imboccavo mi ha fatto segno con la mano di fermarmi e poi mi ha detto con un filo di voce:” Cristina basta, non ce la faccio più, non ce la faccio più, non ce la faccio più….”. Allora io, ho poggiato il piatto sul tavolino, delicatamente le ho pulito la bocca, poi… l’ho guardata negli occhi e le ho detto per la prima volta :” Rina, lo sai che ti voglio bene, vero?”  Lei, mi ha risposto facendo un cenno di assenso con la testa.  “ Ma lo sai che te ne voglio tanto tanto, vero?”  Lei mi ha sorriso e mi ha sussurrato:” Anch’io tesoro te ne voglio tanto”.  Tesoro. Mi ha chiamata Tesoro...  L’ho  presa tra le braccia e  l’ho riempita di baci. Non l’avevo mai fatto con Lei…davvero… mai…
Poi ho preso il pettine e con gli occhi lucidi ho iniziato a pettinarla… A lei piaceva farsi pettinare da me, la rilassava.  Si è piano piano appisolata, vorrei dire… serenamente.
Il mattino dopo è entrata in coma…
Mi mancherà. Mi manca già. Davvero tanto.



domenica 14 giugno 2015





Questi tre birichini, che avevano scelto come rifugio la ruota della macchina del Musone, sono la sorpresa che ho trovato al risveglio sabato mattina della scorsa settimana.E vabbè, in campagna sorprese del genere non sono una novità, però ogni volta, almeno per me, è sempre una gioia.
" Io lo conosco bene quello sguardo, non dirmi che li vuoi tenere tutti e tre, eh???" Ha ringhiato il Musone.
" Certo che si, sono adorabili, dove lo trovo io il coraggio di separarli,eh?  Che vuoi che sia per tre mici  in più, guardali che tre amori!" Ho miagolato io.
Insomma, per farla breve, nel giro di pochi minuti avevano già: una cuccia, una ciotola colma di pappa, un nome, ed una consistente dose di coccole.


(La Vita nel frattempo scorre. Come sempre. Con i suoi alti ed i suoi bassi. Affidandomi prove da superare di ogni genere, Ed io, come sempre, faccio il possibile per non deluderla.
A volte si lascia un pò andare, mi manda dei piccoli segnali, come volesse dirmi che vado abbastanza bene così come sono. Come l'incontro di giorni fa con una possibile acquirente della casa di mia madre. Dopo aver visto la casa ed esserne rimasta decisamente soddisfatta, la signora mi ha detto:
" Sa, avevo altre case da vedere oggi, ma quando ho sentito la sua voce al telefono  ho disdetto tutti  gli altri appuntamenti, Lei mi aveva trasmesso qualcosa in più, non so come spiegarle,  ma mi sono sentita in buone mani. Ed ho avuto ragione."
Insomma ... quelle parole mi hanno fatto davvero un bene immenso. Si.


Oggi pioviggina,

 un vento leggero mi sta offrendo in dono il profumo della terra bagnata. 
E' un profumo particolare, piacevolmente intenso, 
come la passione, è quasi come se... la terra stesse facendo l'amore con la pioggia...)

mercoledì 3 giugno 2015

Si impara a tacere con gli anni...





Non c'è parola  più certa di un'altra.
S'impara a tacere con gli anni,
anche se sembra che parliamo.

Si nasce senza parole
e con tutte le parole distrutte ce ne andiamo.

E tuttavia,
nonostante vivere significhi ammutolire,
esiste un piacere primordiale nel silenzio,
che giustifica tutti i silenzi.

Javier Vicedo Alòs