Ho postato questa immagine....
perchè è l'immagine che ci rappresenta in questo tratto di vita.
Io e lui insieme , in quella stanza numero 4 letto numero 18. Un percorso che ora fatico a descrivere. La sua sofferenza mi annienta. Non riesco nemmeno più a concentrarmi sul lavoro. Quando non sono vicina a Lui fisicamente, c'è la mente che fa le veci.
Non credevo di volergli così bene. Non credevo Lui me ne volesse così tanto.
Stamattina era confuso, gli occhi si perdevano nel vuoto. Un espressione che non gli avevo mai visto prima.
All'inizio non mi aveva riconosciuta. Non era mai successo. Mi sono sentita morire, non potevo crederci.
Mio padre che non mi riconosce.
Poi, per fortuna, un pò alla volta si è ripreso. Ora gli stanno facendo una trasfusione di sangue. Tra un'ora ritornerò da Lui, con tanta speranza, fiduciosa di ritrovare tra il pallore del suo viso, ancora un filo di vivacità che i suoi occhi hanno sempre avuto.
Qui sotto, posto un "attimo di vita" che avevo scritto un po’ di tempo fa.
Era uno dei primi passi, era uno dei primi momenti in cui decidemmo entrambi di darci una seconda possibilità .
Ora so che non sbagliammo, perché ci stiamo "dando" tanto.
Io e lui insieme , in quella stanza numero 4 letto numero 18. Un percorso che ora fatico a descrivere. La sua sofferenza mi annienta. Non riesco nemmeno più a concentrarmi sul lavoro. Quando non sono vicina a Lui fisicamente, c'è la mente che fa le veci.
Non credevo di volergli così bene. Non credevo Lui me ne volesse così tanto.
Stamattina era confuso, gli occhi si perdevano nel vuoto. Un espressione che non gli avevo mai visto prima.
All'inizio non mi aveva riconosciuta. Non era mai successo. Mi sono sentita morire, non potevo crederci.
Mio padre che non mi riconosce.
Poi, per fortuna, un pò alla volta si è ripreso. Ora gli stanno facendo una trasfusione di sangue. Tra un'ora ritornerò da Lui, con tanta speranza, fiduciosa di ritrovare tra il pallore del suo viso, ancora un filo di vivacità che i suoi occhi hanno sempre avuto.
Qui sotto, posto un "attimo di vita" che avevo scritto un po’ di tempo fa.
Era uno dei primi passi, era uno dei primi momenti in cui decidemmo entrambi di darci una seconda possibilità .
Ora so che non sbagliammo, perché ci stiamo "dando" tanto.
Un bel tailleur in camoscio, un maglioncino dolce vita nero, uno stivale con tacco non troppo alto, una spruzzatina del mio Les Copains, una scivolata di rossetto color pesca, i capelli…no…con i capelli non l’ho accontentato. Lui li vorrebbe sempre in ordine, ben raccolti,.. non gli è mai andata a genio la cascata di ricci ribelli che da sempre ha coperto il mio capo, e spesso e volentieri anche gli occhi, … ma ieri… mi andava di lasciarli liberi.
Quando ho sentito squillare il cellulare, sapevo che era Lui, sapevo anche che era irritato, sapevo che mi avrebbe sgridata con il suo tono autoritario, quel tono che per molti anni è stato la causa delle nostre incomprensioni e ci ha tenuti divisi. " Non sei mai puntuale… lo fai apposta per farmi arrabbiare????" "Smettila, sto arrivando, ancora due minuti e sono sotto casa tua, fatti trovare giù".Lo vedo da lontano. Quel colore argento che porta in testa è inconfondibile. Sempre elegante, ben curato. Non esce di casa se non è preparato a puntino. E’ ancora ambizioso nonostante la sua età. Labbra ingrugnite, occhi bassi. Si si, è proprio incazzato. "Hai bisogno di una mano per salire in macchina?" "No, mi arrangio da solo" Fingo di non accorgermi che ha difficoltà. "Metti la cintura eh!" "Non serve che tu me lo dica". " Dai, che bisogno c’è di arrabbiarsi in questo modo? Arriviamo lo stesso in orario, te l’assicuro… e poi sai che quando si è là bisogna sempre aspettare. Hai portato tutte le analisi? "Si". "E l’esito della risonanza ce l’hai?" "Si. Sei tutta tua madre, per voi la puntualità non esiste.. mi manda in bestia questa cosa." "Ma se tutti dicono ancora oggi, che sono tale e quale a te!!! Ti ricordi tua cugina Irma cosa mi diceva quando ero piccola? "Te ghe somegi a to pàre anca sol pisàre" (assomigli a tuo padre anche sul pisciare). Ed io bisbetica lingua lunga, le rispondevo" No, non è niente vero, perché io non ho il pisello". Finalmente sorride. E’ pallido e il suo viso è molto dimagrito, ma il sorriso è sempre lo stesso, aperto, spontaneo, bello davvero. "Hai fifa?" "Un po’." "Andrà tutto bene, vedrai". "Stai proprio bene vestita così... Sei una bella donna, Cristina,… me tengo proprio in bòn de ti (mi sento orgoglioso di te)... Ricordo che il giorno in cui sei nata dicevo a tutti che ero un uomo fortunato : Mi è nata una figlia… sono un uomo fortunato! Tua madre si era fissata con quell'orribile nome, voleva chiamarti Melania, tutta colpa di Via col Vento, fin da quando eravamo fidanzati diceva: se un giorno avrò una figlia la chiamerò Melania, devi ringraziare me se ti chiami Cristina. Padova era tutta bianca quel giorno.. era scesa tanta di quella neve, a tua madre vennero le doglie di mattina presto…" Prosegue il suo racconto,... gliel’ho sentito raccontare un’infinità di volte… sempre con la stessa gioia, senza tralasciare nessun particolare. Ha quasi ottant’anni e lo ricorda ancora così nitidamente, come fosse successo ieri. Mi commuovo. Vorrei prendergli la mano e stringerla forte. Sto guidando nel caos di Padova, non posso. Ma gli occhi sono un po’ lucidi. Siamo arrivati a destinazione,… trovo subito parcheggio. Lui esclama: Che culo! Sorrido. Stavolta devo aiutarlo a scendere. Lo prendo sottobraccio, e ci avviamo piano lungo quel corridoio. La sua espressione cambia. E’ teso. Lo vedo. Non parla più. Nemmeno io. Arriviamo davanti all’ascensore. Non ho il coraggio di salire. Mi agito, mi prende il panico. Ho vergogna a dirgli che non riesco a salire in ascensore. Cerco di convincerlo che salga da solo, mentre io mi faccio i cinque piani di scale a piedi. Mi guarda. Mi prende la mano. " Sali con me,.. non aver paura,.. ci sono io". Varco la soglia. Incredibile. Ce l’ho fatta. Sono entrata dentro quel fetentissimo ascensore. Tasto numero 5. Ecco. Si sale. Mio Dio… si sale. Chiudo gli occhi. Il cuore va a mille, no di più… va a diecimila. I secondi sono interminabili, ma… c’è sempre la sua mano che tiene la mia. Ecco. L’ascensore si ferma. Siamo arrivati. E' andata. Insieme a lui. Ce l'ho fatta.
Nair
#1 26 Novembre 2005 - 16:46
RispondiElimina...e si vede proprio che stamattina non era mattina...il mio stava soffocando mentre mangiava...cinque minuti di terrore, la caposala mi ha telefonato ancora terrorizzata, non aveva mai vissuto momenti cosi di panico nel "suo" reparto...ma anche questa è andata...speriamo, senora Nair, speriamo..
Masso57
#2 26 Novembre 2005 - 21:13
Che bella storia! Spero proprio che continui ancora per tanto tempo, malgrado le circostanze. Spero che prendiate ancora tantissime volte lo stesso ascensore.
Un pensieero anche per il papà di Masso57 (se posso)
I rapporti col padre non sono sempre agevoli. Ma se c'è rispetto è comprensione la strada non è sempre in salita.
Un bacio Cristina, a te e chioma d'argento.
alfiererosso