Si, oggi ti ho postato l’immagine di una bambina.
Una bambina sola.
E vedi di non sghignazzare blog, non serve che me lo ricordi tu che sono tutto fuorchè una bambina. Lo so da me.
Ma oggi mi sento così. Piccola. E sola. Vabbuò?
Ciò che non sopporto più, davvero, non lo sopporto proprio più, è che nella mia realtà nessuno si accorga mai di questi miei momenti. Possibile che io debba mostrarmi sempre combattiva e sicura di me? Possibile che nessuno si aspetti da me un cedimento? Perché di me accolgono a braccia aperte solo il lato forte? Perché non prendono atto nelle loro testoline e nei loro cuori che esiste anche la mia parte fragile, che ha bisogno di essere incoraggiata, abbracciata, sostenuta, coccolata, amata ancor più di quella forte?
Stamattina per punirli ho fatto una delle mie cazzate.
Mi sono resa irreperibile.
Ho spento il cellulare e invece di andare in azienda sono andata dalla Lori, la mia parrucchiera.
Mi sono seduta davanti allo specchio e l’ho lasciata pastrocchiare sui capelli. Fai tu, le ho detto. Cambiami un po’. Sono stufa di vedermi così.
Adesso in testa ho un colore diverso. Il rosso non è più rosso. Butta sul biondo. E’ un colore che ho sempre detestato, ma non è poi così male. Anzi. Mi ci abituerò.
Vabbè. Vediamo se almeno di questo se ne accorgono.
Adesso riaccendo quel maledetto cellulare. Ecco fatto. Bip bip, drin drin… toc toc. Sette chiamate, quattro messaggi, nove mail. Leggerò dopo. Adesso non ho voglia. Adesso ho fame. Sono sfinita. Devo per forza mangiare qualcosa. Una maxi porzione di spaghetti al pomodoro. Ecco. Si. Ultra maxi. E poi vado. Vado in azienda. Certo.
Si. Lo so. E’ un post di cacca. Beh.
Questo riesco a scriverti blog.
Questo mi sentivo di raccontarti, oggi.
Questo avevo bisogno di dirti oggi.
O ti va bene così, oppure… fanculo pure tu, blog.
Una bambina sola.
E vedi di non sghignazzare blog, non serve che me lo ricordi tu che sono tutto fuorchè una bambina. Lo so da me.
Ma oggi mi sento così. Piccola. E sola. Vabbuò?
Ciò che non sopporto più, davvero, non lo sopporto proprio più, è che nella mia realtà nessuno si accorga mai di questi miei momenti. Possibile che io debba mostrarmi sempre combattiva e sicura di me? Possibile che nessuno si aspetti da me un cedimento? Perché di me accolgono a braccia aperte solo il lato forte? Perché non prendono atto nelle loro testoline e nei loro cuori che esiste anche la mia parte fragile, che ha bisogno di essere incoraggiata, abbracciata, sostenuta, coccolata, amata ancor più di quella forte?
Stamattina per punirli ho fatto una delle mie cazzate.
Mi sono resa irreperibile.
Ho spento il cellulare e invece di andare in azienda sono andata dalla Lori, la mia parrucchiera.
Mi sono seduta davanti allo specchio e l’ho lasciata pastrocchiare sui capelli. Fai tu, le ho detto. Cambiami un po’. Sono stufa di vedermi così.
Adesso in testa ho un colore diverso. Il rosso non è più rosso. Butta sul biondo. E’ un colore che ho sempre detestato, ma non è poi così male. Anzi. Mi ci abituerò.
Vabbè. Vediamo se almeno di questo se ne accorgono.
Adesso riaccendo quel maledetto cellulare. Ecco fatto. Bip bip, drin drin… toc toc. Sette chiamate, quattro messaggi, nove mail. Leggerò dopo. Adesso non ho voglia. Adesso ho fame. Sono sfinita. Devo per forza mangiare qualcosa. Una maxi porzione di spaghetti al pomodoro. Ecco. Si. Ultra maxi. E poi vado. Vado in azienda. Certo.
Si. Lo so. E’ un post di cacca. Beh.
Questo riesco a scriverti blog.
Questo mi sentivo di raccontarti, oggi.
Questo avevo bisogno di dirti oggi.
O ti va bene così, oppure… fanculo pure tu, blog.
Tua Senora.