sabato 19 giugno 2010



[...Emmi, mi scriva.
Scrivere è come baciare, solo senza labbra....]



Ieri pomeriggio…
Un’animata discussione con uno dei miei collaboratori mi aveva fatto perdere per un attimo il controllo. A dire il vero non è che fosse un semplice battibecco, no no, era  uno scambio d’opinioni …ehm..  si diciamo esplosivo, ma insomma… ogni tanto l’esplosivo che è in noi bisogna buttarlo fuori, ecchediamine, altrimenti a forza di trattenere bocconi amari si corre il rischio di accatastarne troppi, e poi come si fa  a vivere sereni ?
Comunque, nel bel mezzo dell’esplosione chi arriva in ufficio da me?  Beh, arriva lui, il caro signor D.P. Non so  esattamente dire  a quanto della scena lui avesse assistito, ma dall’espressione alquanto imbarazzata che non ho potuto non notare  quando ho incrociato il suo sguardo ho dedotto che avesse assistito proprio all’espluà finale. Ehm…
E vabbè, santa pazienza, Cristina è anche questa mi son detta in silenzioso e autoconvincente pensamento mentre mi sforzavo di fargli un sorrisino attraverso la vetrata che separa gli uffici dal corridoio d’entrata.  Mi ha fatto un sorriso  anche lui e poi ha alzato il braccio mostrandomi cosa teneva  in mano: un sacchettino  della Feltrinelli.  Capisco al volo che dentro quel sacchettino c’è qualcosa per me. Il signor D.P. lo fa spesso, si insomma …non appena  ha un pensiero per me lo abbellisce con un libro. Me ne ha regalati davvero tanti in quest’ultimo anno. Non so se li compera appositamente per me, lui legge moltissimo ma dice che sono pochi i libri che ama conservare e che quando li ha letti e felice di regalarli, dice che non sono l’unica persona a cui li regala.
Curiosa come sono non ho aspettato nemmeno un attimo nel dirigermi a passo svelto da lui. Due parole per i saluti in trepidante attesa di sapere:  1° se dentro il sacchettino c’èra un libro, 2° se quel libro era per me, 3° di che libro si trattava.

“Mi sono permesso di comperarle un libro Signora Cristina. Questa volta non è il mio perché ho deciso di conservarlo, però non ho potuto fare a meno di prenderlo anche per lei, se l’ha già letto fa nulla, sono già d’accordo che lo porto indietro e lo cambio con un altro." Lo prende dal sacchettino e me lo porge.
“Le ho mai raccontato del vento del Nord” di Daniel Glattauer.   “No, non l’ho letto signor D.P.” gli dico con un filo di voce.
Con la mano sinistra lo sorreggo e con la mano destra lo accarezzo. Faccio sempre così quando ho per la prima volta un libro tra le mani,  devo per forza lasciare che la mano destra per qualche secondo accarezzi la copertina… quasi  volessi subito prendermi qualcosa di lui ..o forse dargli qualcosa di me.. non so.
Mi racconta che l’ha letto tutto in una notte e che conoscendomi era sicuro che io avrei fatto la stessa cosa.
Io, l’ho ringraziato in mille modi, ho insisto per pagarlo, lui non ne ha voluto sapere, ho insisto di nuovo, lui si è pure offeso e mi ha risposto  che un regalo non si paga… insomma… siamo andati avanti per un po’ a battibeccare e alla fine ha vinto lui.   Prima di andarsene mi ha detto:” Non si aspetti grandi cose, è un libro di facile lettura ma…una cosa è certa: la emozionerà! Vedrà, vedrà che mi darà ragione.  Lunedì aspetto la sua telefonata. Le auguro  buona lettura per stanotte...e… non si incazzi come prima che fa male alle coronarie incazzarsi così." Poi sorride. Sorrido anch’io. Ci scambiamo una bella stretta di mano. Poi se ne va.

Stanotte l’ho letto.  Tutto di corsa l’ho letto. Parola per parola, riga dopo riga, attimo dopo attimo. Erano le cinque del mattino quando l’ho chiuso. Il Signor D.P. ha avuto ragione, è un libro che dal  momento in cui lo apri non puoi che chiuderlo alla parola fine.  E' un romanzo epistolare, dell'era nostra, l'era di noi  naviganti weberiani. Si. E' la storia di un legame intenso vissuto attraverso un video e una tastiera. A tratti diventa un pò inverosimile, ma poi si rifà e  devo dire che regala Emozione.
Leo e Emmi, così si chiamano i due protagonisti, si incrociano  nel mondo virtuale per puro caso a seguito di una email inviata all'indirizzo sbagliato...
Da Leo e Emmi... non bisogna aspettarsi chissachè, in questo do ragione al signor D.P., però una cosa posso dirla con certezza: Leo e Emmi ci aiutano a sognare.
E sognare, in certi momenti particolari della Vita... è immensamente bello.
Il finale della storia... attutisce un pò i sogni e punta invece a farci riflettere, ma tutto rimane un pò in sospeso... si, sospeso come i Sogni.



SenoraNair

domenica 6 giugno 2010






 Il Vasco Musone dagli occhi di cielo, (che oggi ha già di suo le balle girate per via che ha scoperto dove Piccolino, uno dei miei gatti, si è fatto la cuccia : ehm..dentro la grancassa della sua batteria) mi starà sicuramente odiando in questo momento.
In effetti non è che abbia tutti i torti, l’ho lasciato  da solo in cucina con mia madre, e se c’è una cosa che lui non sopporta è proprio questa: stare da solo in cucina con mia madre. Ihihihhih!
Beh, ben gli sta. Così impara a gridarmi di tutto e di più per via di Piccolino. E che centro io se Piccolino s’ è accasato dentro la grancassa della sua batteria? Uffa.  E mò, ora chi glielo dice a Piccolino che lì non ci può più stare ? Uffa ancora.
Scommetto che tra un attimo mi lancerà  un  s.o.s.  via cellulare, del tipo
" Ne hai per tanto? Devi proprio stare davanti a quel coso? "  ma lui non sa che io mi son guardata bene dal tenermi il cellulare a portata di mano e… diciamo che … da ieri  l’ho ..ehm… dimenticato in macchina.  Beh, bisogna proprio dire che senza quel coso tra i piedi si sta da pascià. Io a volte ho proprio la necessità di tenermi alla larga da  quella scatoletta nera. Da quando  ho il BlackBerry ancora di più. Non lo sopporto, è un telefono odioso. Ho provato a rifilarlo ai miei figli tentando uno scambio. Niente. Non ne vogliono sapere neppure loro. Il Vasco poi, non se ne parla nemmeno. Guai a chi gli tocca il suo reperto storico. Mi chiedo come reagirà quando quel catorcio senza arte e ne parte tirerà le cuoia. Mah, secondo me il Vasco mi andrà in depressione.
Ma veniamo a te caro Blog. Ti apro sempre meno, si, è vero, , ma  volevo dirti che ti voglio un gran bene. Le cose che avrei da raccontarti sono davvero tante, tu lo sai,  ma che ci posso fare? non ci riesco.  Davvero. Non ci riesco più.
Io… i dispetti della Vita ho sempre avuto imbarazzo a raccontarli e piangermi addosso mi crea sempre molto disagio.
Lascia che passi questo momento.
Perché passerà.
Deve passare.
Io ce la sto mettendo tutta.
Nel frattempo… accontentati di qualche sciocchezza che ti verrò a raccontare di tanto in tanto.
Come questa di oggi.
E’ un modo per non perderti.
Perché io non voglio perderti.
Tu… sei  una parte di me che amo. Sei il suono tenero e vibrante della mia voce.
Tu sei tante piccole gocce di Emozioni che sono passate nel mio cuore.

Dai và, adesso vado a liberare il Musone
Bacio



La tua Senora

mercoledì 2 giugno 2010

Tratto da MicroMega
Moni Ovadia: "Quando si trasforma un'identità spirituale ed etica in un'identità nazional religiosa, anche se non si è fascisti se ne assumono i comportamenti. E' il destino di chi diventa nazionalista, non riconosce più l'umanità dell'altro e perde la propria anima".


E' un ...Moni Ovadia che consiglio di ascoltare
http://download.kataweb.it/micromega/ovadia.mp3