sabato 28 maggio 2011

Vita,
ciò che non capisco di te è…. questa tua insistenza nel  volermi far portare carichi  sempre così pesanti nell’animo.
Mi avevi dato una tregua, si, questo è vero, te lo concedo.
Mi avevi dato anni intensamente luminosi, iniziati se ricordi bene, il primo giorno che mi hai accompagnata davanti ad un  cancello arrugginito  che per reggersi si teneva  aggrappato a sterpaglie e… gelosamente direi… custodiva un angolo di terra invaso da papaveri rossi che con tutta probabilità non aspettavano altro che me.
Che tu non puoi assolutamente aver scordato i rimbalzi di gioia del mio cuore, lui fu il  primo ad aver capito che  quel cancello arrugginito era lì che mi attendeva in trepidazione.
Che tu non puoi assolutamente aver scordato quel momento, si, non puoi averlo dimenticato, perché fu lì, davanti a quel cancello arrugginito che tu capisti di amarmi alla follia.
“Questa sei tu, Cristina. Si.  Questa è la Cristina che io amo.” Sussurrasti al mio animo.
E allora perché  questi periodici , quasi metodici e pilotati intermezzi di dolore?
Che cazzo vuoi  da me, Vita?  Vuoi che ti odi?  Se è questo che vuoi, scordatelo. Non succederà mai. Vuoi che mi arrenda, che ceda, che mi lasci  calpestare dallo sconforto e dall’impotenza?
No. Che io non mi arrendo ormai l’ hai capito.
Ora il peggio è passato, si.  Anche questa volta il peggio è passato.
Adesso basta però. Ho bisogno di tregua. Davvero.  Gli anni passano anche per me, cosa credi. Si.  Ho bisogno di tregua, Vita.
Ho bisognoditreguahoisognoditreguahobisognoditreguahobisognoditregua. Dai.  Te lo chiedo a mò di supplica. Si, lo so, non ti piaccio così, tu non mi vuoi supplichevole, ti deludo quando ti supplico, tu mi preferisci nella  versione originale, quella che ti sfida, quella che fieramente ti tiene testa, quella che  nel dolore riesce a percepire comunque i fili sottili del tuo amore  e per questo si tiene aggrappata alla tua mano, ma questa volta non è così. Non è così Vita.  Mentre scrivo piango, e tu già da questo dovresti capirlo che questa volta è diverso.
E adesso Abbracciami. Sta zitta e abbracciami. E basta.
Pensa a quel giorno Vita,  quando i miei grandi occhi neri,  meravigliosamente si persero  nel rosso dei papaveri.
Ricominciamo da li, Vita.



Tua Cristina

lunedì 23 maggio 2011

Vita
Pesi come un macigno
Fatico a reggerti.
Offrimi un po’ di respiro leggero, ti prego.
Credo di meritarlo, non fosse altro per tutto l’amore e il rispetto che ti ho sempre dato.